C’era una volta Ci Era un uomo alto, magro e famoso soprattutto per esprimersi parlando al passato remoto. Amante in assoluto di quel tempo arcaico Ci Era aveva persino battezzato i suoi figli a ritmo di imperfetto e trapassato.
Il risultato di tale punto di vista generò il parto di tre bambini dai nomi alquanto bizzarri. Tradotti in un tempo andato i generici Mario, Paolo e Francesco – inutilmente sperati dalla moglie – trovarono conversione nei meno generici Ci Fu, Ci Fosti e Ci Fui.
Ci Fui era il più piccolo e irrequieto di tutti. L’unico che mal sopportava quel nome. Anzi, lo odiava addirittura. Capirete che invidia doveva provare quando i genitori dei suoi compagni di scuola chiamavano i propri figli con degli appellativi carichi d’amore: “Sandrina, torna a casa presto!” oppure “Andreuccio, non mangiare troppi dolci che ti fanno male”.
Sarà per questo motivo, o chi lo sa! ma Ci Fui ogni qualvolta incontrava il padre anziché parlargli al passato, come il rispetto richiedeva, lo interpellava al futuro.
Ascoltare una conversazione fra i due era come perdere la bussola o seguire andamenti temporali contrapposti.
Un giorno capitò che Ci Era fece chiamare Ci Fui per sapere come mai al tema di italiano avesse ottenuto un bel quattro.
La discussione ebbe dell’inverosimile e si svolse sotto lo sguardo incredulo dell’intero paese accorso in massa per l’incontro fra tempi verbali.
Ad aprire il discorso fu il padre: “Il tuo professore mi disse che 4 in italiano prendesti, mi spiegheresti perché?”.
“Perché, perché e perché… lo spiegherò al professore che quattro mi sembrerà poco, ma lui niente. Uomo di coccio sarà. E così quattro scriverà sul mio compito.”
Ci Era sembrava un po’ perplesso, cosa voleva dirgli veramente il figlio?
“Capisti o no quello che ti dissi?”, la frase venne pronunciata con tale forza che per sottolinearla meglio gli venne in aiuto una roteata della mano a 360° e un’arcatona del sopracciglio destro che rimase lì dov’era, senza batter ciglia, per quasi un minuto.
Ci Fui, che ce l’aveva col babbo per via del nome, non si intimidì affatto e continuò a parlare al futuro: “Si, Babbo capirò ciò che mi dirai fino ad ora, ma converrai con me che i nostri modi sono troppo distanti. Parlerò al professore il quale mi dirà che quattro sarà il mio voto”.
Il padre incominciò a indispettirsi.
“Non ti capii figlio mio, ma ci parlasti o no co’ sto benedetto professore?”
“Papà tu non mi ascolterai affatto. Come ti ripeterò di nuovo, al professore parlerò e lui mi risponderà con quattro sul compito.”
La discussione durò così per molto tempo provocando uno stato alterato di chi, accorso al dibattito, voleva intervenire a sostegno del presente, assolutamente snobbato dai presenti.
In primis il signor Gerenzio, che causa precedenti turbe psichiche, smise di decifrare il pensiero di padre e figlio e si comportò da colomba dell’amore, con tanto di braccia spiegate a mo di ali d’uccello per abbracciare il mondo.
E provò anche a librarsi in volo. Per fortuna il pollaio di nonna Moriana interruppe la sua volata.
Furiosa la donna lo prese a bastonate ed entrambi furono divisi dall’ambulanza della casa di cura “La Quietanza”. Divisi nel vero senso della parola. Giacché il mezzo andava così spedito, i due furono sbalzati in aria ad una tale altezza che quando riatterrarono nonna Moriana aveva il viso del signor Gerenzio e il signor Gerenzio quello di nonna Moriana. Per i più curiosi i due trovarono rifugio nella casa di cura La Quietanza che per far fronte alle spese legali dovute alla faccenda li accolse vita natural durante.
Ritornando alla storia di Ci Era e Ci Fui il duello proseguiva senza sosta alcuna. Il figlio era irremovibile e continuava a rispondere al padre a mo di futuri mentre questi proseguiva chiedendo al figlio domande al passato.
E tra futuri e passati il tempo trascorse seriamente, senza che i nessuno osasse mollare.
Finché il padre un po’ per stanchezza e un po’ per amore filiale capì che Ci Fui andava preso così com’era. Pertanto all’ennesimo “Perché il professore ti mise quattro al compito di italiano?” rivolto al passato, e all’ennesima risposta del figlio “Glielo chiederò perché mi metterà quattro” rivolta al futuro, lui scrollò le spalle e disse: “La prossima volta, figliuolo mio caro, mi porterai un bel sette al compito di italiano se non vuoi un epitaffio con su scritto: Qui giace Ci Fui, giovane scrittore in erba che a causa di un quattro in italiano non divenne mai un Ci Sarò”.
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