Camminava, stanca, per i sobborghi scuri di una Parigi dimenticata. A lungo aveva vagato in cerca di cibo. Era notte. Non una notte tranquilla e calda. Nemmeno una notte buia e tempestosa.
– Una notte qualunque, – spiegò all’amica pensandoci bene.
Giunta ai bordi di un marciapiede malfamato vide una piccola scatoletta di tonno. Sembrava aperta da un lato. Si catapultò.
– Strano, – disse– non ho mai sopportato l’odore del tonno in scatola.
– È un sogno non farci caso, su continua – le rispose.
Franca Milianovich riprese il racconto. Spiegò che nel sogno non è sempre facile capire il perché di alcuni fatti. E che quella scatola era infestata di vermi. Grandi, piccoli, grassi e magri. Ce ne erano tantissimi. Vermi di ogni specie e natura. Perché fossero proprio lì, non se lo spiegava. Di una cosa era certa, i vermi non volevano mangiare il tonno. A lei quella scena non dava noia. Si limitava a mangiare con gusto pezzi di tonno sempre più grandi. E più mangiava più i vermi fremevano.
– Uno di questi, forse il capo, mi ha detto che dovevo andare via. –
– E tu? –
Quel luogo non era adatto a un essere come il suo, Franca Milianovich lo sapeva. Eppure continuava a restare lì, coi vermi che le strisciavano accanto, e quello più grosso di tutti pronto a colpirla.
– E poi? –
Il tempo peggiorò. Goccioloni di pioggia scesero a riempire la latta. Traboccava, si muoveva, girava su di se. Il buio era ancora più torbido.
– Io so chi sei, Franca Milianovich – disse il verme.
– Come mai quel verme ti conosceva?
– È un sogno, non farci caso –.
Il verme guardò di sguincio gli altri simili e questi scomparvero. Era veramente possente. Il suo corpo grondava di un liquido verdastro.
– E tu? –
– Io… ehm… –
– Su forza, cosa hai fatto? –
– Ho sputato. –
– Veramente hai sputato? –
– Sì, ma tanto è un sogno. –
Lo sputo innervosì moltissimo il verme, che girando su se stesso si trasformò in vipera.
Subito si scagliò contro Franca; la cinse in un abbraccio senza amore.
– E tu? –
Franca Milianovich fece mente locale. Ora il suo ricordo era meno chiaro di prima. Ci sono nei sogni cose che non si vuole riportare alla memoria. Ricordava che si sentiva stretta in quella morsa. Provò a liberarsi ma al posto della vipera c’era un polipo. Quel momento doveva essere stato davvero drammatico.
– E poi? –
Poi Franca Milianovich vide la sua mano destra trasformarsi in spada dorata. Con un taglio netto fece fuori un tentacolo, e poi un altro e ancora un altro. Il polipo cadde a terra. Stramazzava di dolore. Divenne vipera e poi di nuovo verme. Morì guardando negli occhi Franca Milianovich.
– E tu? –
– Era come mi fossi liberata di un peso. –
Franca Milianovich e la sua amica ripreso il cammino.
Certo, essere formiche parigine non era una cosa semplice, bisognava difendersi anche nei sogni.
– Franca cosa sta capitando alla tua zampa? –
– È la spada dorata, a volte esce da sola. –
– Ma non avevi detto che era un sogno? –
– Appunto, non farci caso. –
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