Ho da poco comprato un libro che mi incuriosiva tantissimo, Disegnare con la parte destra del cervello, di Betty Edwards. Non male come idea, mi sono detta. E il fatto di poter sviluppare la parte del cervello dove risiede la libertà creativa – per me che amo la scrittura dell’anima – è qualcosa di meraviglioso.
Mi sono quindi imbattuta nel primo esercizio, l’autoritratto.
E mentre mi guardavo allo specchio, mi sono detta: perché non provare a disegnarmi con le parole? Esattamente come ci spinge l’autrice nel libro, non ho lasciato emergere preconcetti ma immagini. Voilà, ne è uscito un componimento simpatico che voglio condividere con voi, senza paura per essermi mostrata.
Autoritratto di Eden
Il mio volto è un susseguirsi di vallate piene di candidi fiori dal color bianco. Due ali di gabbiano incorniciano due splendide stelle azzurre. È il futuro quello che vedo. Ora la radice di una ruga cinge il centro del mio volto. Là dove si uniscono, per dividersi, le vie dell’abbondanza. Sorrido, cercando di piacermi. E avverto un malessere per questo ingenuo angelo che proietta il suo amore nella mia vita di donna. Il mondo non è riuscito a ingiallirti l’anima e il sorriso ancora spera. Parla di mondi nuovi e anime silenziose. Ma sono quegli occhi che, come grotte che danno nel buio, mi dicono che non esisti. Che la voglia di una lacrima di rigarti il volto è vivida in quei lustri del tuo viso.
Ecco, senza ostacoli adesso sei più libera. Niente colori servono ad abbellirti, perché di tuo lo sei naturalmente. Cadono, come lembi di stoffa stropicciata, due orecchini di quarzo rosa. Ti ricordano che la speranza è una faccenda seria. Quanto hai amato ragazza dai capelli corvini! I tuoi occhi hanno assaporato il dolore che non ti apparteneva, bagnato terre troppo aride per rinvigorirle con piante. Ma nulla ha sgualcito la tua forza. Se il tempo inesorabilmente si prenderà cura di te in un modo che non ti appartiene, ricordati che ti ho sempre protetta e amata più di quanto tu creda.
Per fare questo esercizio ho utilizzato il brano di Ludovico Einaudi, Passaggio.
Buona scrittura a tutti
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