Jonathan Safran Foer è un giovane scrittore statunitense davvero originale. I suoi romanzi sono comunicativi e spaziano dall’ironico al profondo. Ci sono pezzi di poesia nei suoi racconti, prendete ad esempio Ogni cosa è illuminata. Qui è la poesia la prima cosa che balza agli occhi. La poesia dei ritmi di scrittura. Delle descrizioni. Delle emozioni trapelate e mai svelate.
Sulla base di questa bella esperienza ho comprato anche un altro suo romanzo Molto forte, incredibilmente vicino. E ancora una volta sono rimasta contenta. Mi ha emozionato la storia di questo ragazzino di 9 anni che dopo la morte del padre nell’attacco alle Torri Gemelle inizia un cammino di ricerca dove sarà lo spirito creativo, l’immaginazione e l’empatia tipica dei bambini ad aprirgli un mondo nuovo. Tra una ricerca e un’altra incontra un mucchio di amici. Scopre dolori e gioie. Vite e amori.
A me è piaciuto molto questo pezzo:
Mr Black ha detto: “Una volta sono andato a fare un reportage su un villaggio della Russia, dove c’era una comunità di artisti costretti a fuggire dalle grandi città! Avevo sentito dire che c’erano quadri appesi dappertutto! Dicevano che non si vedevano neanche i muri, con tutti quei dipinti! Avevano dipinto i soffitti, i piatti, le finestre, i paralumi! Quello sì che era un atto di rivolta! Un atto di espressione! Ma poi… erano belli i dipinti, o questo non contava! Dovevo vederlo di persona, e poi raccontarlo al mondo! Una volta vivevo per fare dei reportage come quello! Ma Stalin ha scoperto la comunità e ci ha mandato i suoi scherani, soltanto pochi giorni prima che arrivassi io, per spezzare le braccia a tutti. È stato peggio che se li avesse uccisi! Era uno spettacolo tremendo, Oskar: le loro braccia steccate alla bell’e meglio che gli pendevano davanti, sembravano tanti zombie! Neanche potevano mangiare, perché non riuscivano a portarsi le mani alla bocca! E allora lo sai cosa hanno fatto!”.
“Sono morti di fame?”
“Si davano da mangiare a vicenda! Ecco la differenza fra paradiso e inferno! All’inferno moriamo di fame! In paradiso ci diamo da mangiare a vicenda!”
“Io non credo nell’aldilà.”
“Neppure io, ma credo in questa storia!”
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