Non conoscevo Erri De Luca come poeta e sono rimasta meravigliata da quest’uomo che si definisce un narratore pur conservando l’empatia del poeta. L’ho visto per la prima volta a Salerno durante una serata per aiutare Casa della Poesia, un’organizzazione che si occupa di poeti e poesia, a non finire nel dimenticatoio dei tagli alla cultura.

“Il poeta è uno che va a piedi col cavallo vicino”, ha detto.

Verrebbe da pensare che i poeti siano dei folli. Persone poco accorte e senza senso pratico. Niente di più sbagliato. Il poeta sa quanto sia importante la realtà che lo circonda. La guarda, la tocca e la diffonde coi versi. Ai poeti il cavallo non serve perché non hanno bisogno di andare più veloci.

“La poesia spinge verso l’altro. Pochi versi, mantenuti in bocca e rigirati, forniscono energia al corpo umano.”

Mi vengono in mente allora le parole di Tiziano Terzani, riferite proprio ai poeti: “Mi piaceva pensare che i problemi dell’umanità potessero essere risolti un giorno da una congiura di poeti: un piccolo gruppo si prepara a prendere le sorti del mondo perché solo dei poeti ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia libera la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente. Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: pensare diversamente”.

E così la poesia diventa la salvezza alle brutture dell’animo: “Mette sul naso un paio di occhiali e ti accorgi che prima non ci vedevi”. Erri Deluca la vede così, la vita.

Buona poesia a tutti