Interrogativo mp3
Nel mio ultimo post parlavo di punteggiatura. Oggi continuo su questa scia e metto al centro il tanto abusato o amato punto interrogativo, anche conosciuto come punto domandativo.
Il (?) è impiegato nelle preposizioni interrogative dirette. Normalmente si trova alla fine di una frase e suggerisce a chi legge di dare alla lettura un tono di domanda. La frase che seguirà dovrà iniziare necessariamente con la lettera in maiuscolo. A meno che non si trovi all’interno di una frase e si riferisca ad una specifica parola su cui porre la domanda. Ad esempio:
“Ci siamo chiesti dove fossi andato, sei andato veramente?, ma non avevamo la risposta”.
I puristi non amano il (?) così come quello (!). Lo sconsigliano perché ritengono che l’uso di questo segno di interpunzione faccia calare di tono il racconto. Prendo atto di questa considerazione e la terrò da parte per alcuni tipi di scrittura professionale, ma il caso di questo blog è diverso. Qui si cercano esperienze che vadano al di là di regole da manuale di punteggiatura. Si ha voglia di scoprire nuovi mondi. Per cui ho pensato di proporvi un esercizio di scrittura fatto soltanto di domande. Ma domande che implicitamente diano anche delle risposte.
Come sempre vi consiglio di trovare un posto tranquillo per poter scrivere senza essere disturbati. Magari scrivete dopo aver ascoltato un po’ di musica. E partite da una frase di domanda. Io ho usato questa: “Cosa mi hai chiesto?”.
Una volta che l’esercizio è stato completato è sempre consigliabile rileggere ad alta voce ciò che abbiamo scritto. lo scopo è di farci capire che in fin dei conti “non siamo così tanto insicuri di rispondere a certe domande, che le risposte le abbiamo già dentro di noi. Solo che non sempre vogliono emergere per respirare”.
Buona scrittura a tutti.
Cosa mi hai chiesto?
Cosa m’hai veramente chiesto?
Risponderti? o tacere?
Ma tacere a chi?
A me stessa, a chi se no?
E allora ti dico: può il mare nascondersi in un fiume?
Mi ami? Domandarti o non domandarti?
Interrogare prima me stessa?
E se la risposta fosse tacita?
E se albergasse nel nostro vivere e condividere?
Può quest’attesa chimarsi Amore?