Chi conosce i paesini più isolati di un Sud Italia ai margini della società conosce anche le speranze e il fervore creativo che i giovani, per natura, sono capaci di realizzare, particolarmente nei luoghi più isolati. Quel giorno ad Avetrana un gruppo di amici rideva pensando alla bella giornata di mare che li aspettava e a quanti altri gavettoni avrebbero riservato ai propri compagni. Il mare della Puglia è cristallino, lo paragonerei alla verità di un bambino scovato con le mani nella marmellata. E proprio quella verità, dopo quel caldo pomeriggio di luglio, è stata con pazienza certosina cercata nei più nascosti vuoti esistenziali della gente; lì dove il lato oscuro ferve di desiderio e di luce, e fa paura scoprirsi potenziali assassini.
“Sarah è scomparsa”, la madre lo aveva detto al padre il padre al fratello il fratello ai cugini i cugini agli amici; gli amici avevano postato la scomparsa in bacheche virtuali e così via in un cerchio lungo e complesso fatto di persone intraviste conoscenti parenti e fan. Sarah era scomparsa perché a 15 anni si sogna il mondo, – il coraggio fa parte di quella voglia di emancipazione che tutti gli adolescenti portano con sé fino a scoprire che la libertà è una questione di mente, – confondendosi, come tutti i giovani, sui confini. Milano le sarà apparsa la Betlemme per Gesù. Quante volte avrà pensato a quella città contenente dieci cento mille Avetrana. Ma a 15 anni si è ancora legati al paese che ci ha dato i natali, e Sarah non era diversa dai suoi coetanei. Lo ribadivano i familiari con la stesso impeto con cui scagionavano parenti e amici.
“Che volete da noi, andate a cercare fuori il colpevole”, avevano detto ai microfoni dei giornalisti.
“Sì, andate a cercarlo fuori”, avevamo risposto a una vuota televisione dal salone di casa nostra. Quando lo zio ritrovò il cellulare di Sarah lo difendemmo contro possibili calunnie. Quell’uomo dall’italiano scarno e impregnato di dialetto andava tutelato dalle lingue taglienti. Ci abbiamo creduto, lo abbiamo protetto, abbiamo pregato. – Nessuno vorrebbe un innocente in carcere. – Più lo facevamo più quel corpo perduto nel fondo di un pozzo di campagna si ribellava. La confessione, dopo dieci ore di interrogatorio, è stata una doccia fredda; più per noi che per lui. Lo zio ha parlato con lo stesso italiano scarno e dialettale con cui si rivolgeva alle telecamere. L’ha uccisa perché a 15 anni la bellezza è in fiore. Voleva cogliere quel fiore. Quel fiore però voleva essere raccolto da Milano. Milano non potrà più raccogliere quel fiore. Ora che Sarah è morta resta l’incredulità e il dolore di un’intera società confusa per aver scoperto di difendere il colpevole. Ma la dualità insegna che non esiste il bene senza il male. Gli opposti sono uniti da un motivo conosciuto soltanto a loro.
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