Oggi pensavo a come poter raccontare e descrivere i pensieri del nostro inconscio. Parlo di tutto quel mare di parole e di ricordi che la mente crea se lasciata libera a sé stessa. È come un vortice pieno di fatti, personaggi ed eventi che si affollano tutti, e contemporaneamente, dentro di noi.

Viene chiamato il “flusso della coscienza”, e uno scrittore che ha fatto di questo flusso il suo stille di scrittura è sicuramente James Joyce: lo scrittore della psiche, dell’inconscio. Credo che sia stato il primo a descrivere i monologhi interiori, come una sorta di intreccio di pensieri senza punteggiatura, di impressioni svelate esattamente così come affiorano.

Come esempio ho tratto dall’Ulisse, di James Joyce, il Monologo di Molly:
Lui quel giorno che eravamo stesi tra i rododendri sul promontorio di Howth con quel suo vestito di tweed grigio e la paglietta il giorno che feci fare la dichiarazione si ma prima gli passai in bocca quel pezzetto di biscotto all’anice e era un anno bisestile come ora si 16 anni fa Dio mio dopo quel bacio così lungo non avevo più fiato si disse che ero un fior di montagna si siamo tutti fiori allora un corpo di donna si è stata una delle poche cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende per te oggi si perciò mi piacque si perché vidi che capiva o almeno sentiva cos’è una donna e io sapevo che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti quanto più piacere potevo per portarlo a quel punto finché non mi chiese di dir di si e io dapprincipio non volevo rispondere guardavo solo in giro il cielo e il mare e pensavo a tante cose che lui non sapeva di Mulvey e mr Stanthope e hester e papà e il vecchio capitano Groves e i marinai che giocavano al piattello e alla cavallina come dicevan loro sul molo e la sentinella davanti alla casa del governatore con quella cosa attorno all’elmetto bianco povero diavolo mezzo arrostito e le ragazze spagnole che ridevano nei loro scialli e quei pettini alti e le aste la mattina i Greci e gli Ebrei e gli Arabi e il diavolo chi sa altro da tutte le parti d’europa e Duke street e il mercato del pollame un gran pigolio davanti a Larby Sharon e i poveri ciuchini che inciampavano mezzi addormentati e gli uomini avvolti nei loro mantelli addormentati all’ombra sugli scalini e le grandi ruote dei carri dei tori e il vecchio castello e vecchio di mill’anni si e quei bei mori tutti in bianco e turbanti come re che chiedevano di metterti a sedere in quei buchi di botteghe e Ronda con le vecchie finestre delle posadas fulgidi occhi celava l’inferriata perché il suo amante baciasse le sbarre e le gargotte mezzo aperte la notte che perdemmo il battello ad Algesiras…

L’esercizio di oggi sarà quello di scrivere un nostro dialogo interiore, un flusso della nostra coscienza. Come sempre prendetevi un po’ di tempo, (10 minuti possono bastare), e scrivete ininterrottamente tutto ciò che vi esce dalla mente, dal cuore, dall’anima. Tutto, ma proprio tutto. Senza punteggiatura, senza regole. Non abbiate paura di sbagliare. Nessuno ci dirà nulla, e non può dirci nulla! Lo scopo è sempre lo stesso: capire un po’ più di noi stessi.

Buona scrittura a tutti.
🙂