Il vento è un magnifico compagno quando non ti scompiglia i capelli, ti smuove i vestiti e decide di entrare lì dove hai sistemato il tuo diario segreto. Perché il vento sa che alcune cose non vanno lette né sfogliate. Ti appartengono. Non sono sue. Mi è capitato che un vento baldanzoso e senza tante pretese volesse, e con forza, sfogliare quel diario. Lo ha preso, sottolineato e poi rimesso in malo molo lì dove io, con cura, l’avevo sistemato. Ha preso le mie parole, le ha estrapolate, e come succede ogni volta che qualcosa tocca nel profondo anche te stesso, le stesse parole devono avergli aperto il varco, chiuso, della sua coscienza.
Che sorpresa conoscere la coscienza di vento attraverso il mio diario. Quei segreti stravolti, arruffati, attorcigliati e mischiati ai suoi avevano un senso che piano si delineava ai miei occhi. Vento, che sensi di colpa possiedi. Quanti drammi nascondi. Non erano mie le parole con cui mi hai offeso né i consigli elargiti con scrupolo. Non erano per me. Parlavi a te stesso, quando giovane e bricconcello non ti rendesti conto delle tue azioni. E prendesti a infuriare un po’ ovunque. Come se la tua presenza e il suo soffio fossero acqua santa da imporre sugli animi altrui. Fu aperto un libro, quel giorno, sì fu aperto, ma tu ci leggesti la tua vita. L’avevi nascosta con cura nelle parole pronunciate da altri e ora era lì davanti ai tuoi stessi occhi a gridare ascolto. Cosa avrebbe fatto vento? Avrebbe continuato a nascondersi e incolpare altri, che della sua vita conoscevano solo la schiuma, o ce l’avrebbe fatta a chiedere scusa? A sbuffare e ritornare quel delizioso venticello marino che era? Cosa farai vento mio, stanotte hai soffiato forte, volevi entrare e di nuovo offendere. La pioggia ha accompagnato ogni tuo verso e non sapevo come consolarti perché il mio animo era stato ferito dalla tua sete di aiuto. Se queste mie parole di mattino potessero calmare il tuo impeto, ecco te le regalo, sono tue, tue soltanto.