C’è nella memoria e nei ricordi una fonte inesauribile di creatività. Basta allungare la mano e voilà, l’incipit per iniziare una nuova fatica letteraria è fatto.

Pensavo a questo negli ultimi tempi. A quanto ho bisogno di rivivere le mie radici. Non per crogiolarmi del mio ‘Ero’, bensì per evolvermi.

Provare a capire ora, con l’esperienza di una donna adulta, fatti e personaggi che hanno animato il mio passato. E che ora, se non fosse per la scrittura della memoria, potrebbero morire per sempre.

Esercizio di scrittura creativa
Proviamo a cimentarci con un nuovo esperimento di scrittura creativa preso a prestito dalla nostra memoria. Magari ritorniamo a visitare i luoghi della nostra infanzia. A farci raccontare dai nostri cari la loro versione della storia. Quante cose potremmo scoprire e quante altre ancora si dissiperanno davanti ai nostri stessi occhi. Perché è bello potersi fermare, ogni tanto, e lasciare che il mondo corra senza di noi.

C’è un tempo per ogni cosa, e questo è il momento per la nostra scrittura della memoria.

Il brano dei Secret Garden, Nocturne, mi ha molto ispirato.

Ricordo come fossero ieri le domeniche passate in montagna con mio padre.

“Chi ama la natura non calpesta nemmeno una foglia secca. E se lo fa, chiede il permesso”, diceva di continuo.

Mi portava in posti dove “si respira l’aria buona” e la gente di città non ci veniva perché “sa da camminà”. E di cammino, quanto ne abbiamo fatto! Su per ripide scalate. Giù per ruvidi pendii. Sulle orme di una volpe selvaggia. Dietro il canto sibillino di uccelli solitari.

Non c’era sentiero che mi padre non conoscesse.

Un giorno, lungo una di queste vie solitarie, sotto il sole di maggio, scovammo in un angolo di roccia una fonte di montagna. A malapena segnata sulla guida, la fonte sgorgava a intermittenza. Non era stato un inverno piovoso e chissà in quali cavità nascoste l’acqua si era rifugiata; e piano piano, con quella lentezza che solo la natura conosce, ci conquistava.

Uno sguardo all’acqua, e uno a mio padre.
Uno sguardo a mio padre, e uno all’acqua.

Mi sentivo come se davanti a me non ci fosse l’uomo che mi aveva generato, ma l’essere di luce che mi aveva mostrato quanto bello fosse il mondo. E in questo panorama fatto di alberi sempre verdi e montagne accavallate ecco sbucare, un po’ più in là del mio sguardo, l’orizzonte del cielo.

Mio padre non parlò più. E nemmeno io.