– Cogli la mela! Coglila! – imprecavano le voci.
Nulla, lei non reagiva.
L’oggetto del desiderio era lì a un passo
ma il suo era solo un guardare.
Nessuna azione, per ora, ne muoveva la mano.
– Prendila, prendila! – gridavano le voci.
Nulla, lei non conosceva quella lingua
e non poteva capirne il grido.
La mela era immobile, placidamente armoniosa.
Nessuna azione, per ora, ne muoveva la mano.
– Come si fa a raccogliere la mela? – pensava.
Lei che vedeva la vita come una paura.
Di loro. Di se stessa. Paura di tutto.
Oggi è il giorno della scelta:
ma sapere di combattere
e di essere soli a farlo
non è facile.
Questo il destino dell’uomo?
Osare o tentare.
Provare o riuscire.
Credere o vivere.
Cosa dunque
muove i fili dell’animo umano?
– Afferra quella mela, afferrala! – tuonavano le voci.
Lei e la mela: l’una contro l’altra
immobili, per non cedere.
Chi, avrebbe vinto l’oscuro destino?
Nessuna azione, per ora, ne muoveva la mano.
– Come si fa ad avere coraggio? – si chiedeva.
Lei che da piccola voleva fuggire
là dove il mondo
non termina dietro
quella porta chiusa, ma va oltre.
Allora proprio come ora!
«Da qui non si scappa».
– Cogli la mela, cogli la mela! – continuavano le voci.
Ma quale frutto ti attira se no quello del peccato.
Quel giorno era rimasta a guardare.
Non c’è salita su quel tram.
Lui… Lei… A piedi nudi, senza sosta.
– Cogli la mela, cogli.
E ricordò
i suoi amici avidi e pieni di odio.
– Cogli la mela, cogli.
E rivide
la fermata, la rincorsa, il treno in lontananza.
– Cogli la mela, cogli.
E guardò la mela.
Il suo profumo. La buccia carnosa. L’acqua dolciastra.
– Cogli la mela, cogli.
La osservo.Immobile.
Immobili. Entrambi.
L’attesa, isola i nostri desideri.
Eppure riempie lo spazio tra noi.
O la distanza? Uno slancio.
Basta crederci. Crederci …
Sentire, volontà, azione.
Un attimo.
per dare odore, sapore, forma ad un desiderio.
Un’eternità in una scelta. In una rinuncia.
La distanza di una scelta.
Sorrido e attendo.
Non posso far altro.
Sono una semplice mela.