Scrivere nell’intimità della notte è un’esperienza entusiasmante, ripensi alla tua giornata, spulci le note che hai appuntato sul cuore e cerchi nel secchio delle parole perdute quelle che hai ritrovato. Le metti lì sulla tua agenda rossa e aspetti che parlino. Che ti raccontino la loro storia.
Nel buio della notte anche tu sembri diverso da com’eri soltanto poche ore prima, quando il sole ti bruciava la pelle e la testa era piena zeppa di cose da fare. La notte puoi disfare tutto, ricomporre puzzle, suggerirti parole. Parole che produranno altre parole, che apriranno nuovi pensieri, che mostreranno storie che non avevi guardato…
…che vuoi che ti dica, amica mia, hai trovato la parola giusta a cui aggrapparti oggi. Te l’ha suggerita un bambino piccolo, solo nell’aspetto anagrafico, ma grande quanto un adulto, più di un adulto. La sua anima antica ha portato alla luce la parola cancellata dal tuo vocabolario. Il verbo guardare è entrato oggi così prepotentemente nella tua vita che non potevi non assecondarlo.
Guarda le nuvole! Guarda il colore giallo! Guarda il divano! Guarda!
Guardare è diverso dal vedere. Cela qualcosa di più introspettivo; qualcosa che ha a che fare con i sensi. Quando riprendi a guardare, non usi più soltanto gli occhi, guardi con le mani, le orecchie, il cuore. E ti sorprendi a scoprire che il tuo batte ancora di gioia per un peluche vecchiotto di quando eri bambina. Che le nuvole sono magicamente sopra la tua testa, e non se ne sono mai andate. Che la tua piccola pianta di basilico, lì sul balconcino, da giorni non beve acqua, e come è assetata d’amore!
Oggi ho guardato un po’ il mondo, il mio mondo, e mi sono meravigliata di esserci, parte viva, di un bensiero beffardo.
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