Esiste nell’aleatorietà della vita un non so che di realistico e concreto. I fatti sono concreti, le azioni sono concrete, e le parole? Le parole sono concrete? Il più delle volte pensiamo di no, lasciandole camminare per conto proprio. Prima le usiamo, le facciamo letteralmente uscire dalla bocca e poi non diamo importanza a ciò che scriviamo o diciamo. Esattamente come il concetto di aleatorietà della vita. Ci siamo ma come se non ci fossimo; amiamo ma poi ci chiudiamo a riccio; ci sentiamo forti, pieni del nostro narcisismo, e poi piangiamo come bambini se non ci dicono bravi! Per non dire che davanti a disastri di proporzioni giganti, scompariamo. Come se non fossimo mai nati. Come se non avessimo mai vissuto. Come se quel fiore non avesse avuto mai nessun profumo. E le parole? e tutto ciò che ci siamo detti, letto o scritto? Dove saranno andate? E’ possibile che si siano perse nel vuoto?

Col tempo ho capito che le parole hanno vita propria. Sono figlie che vanno educate ad essere libere di esprimersi. Le parole sono andate ad abitare proprio lì dove pensavamo che non ci sarebbero andate. Proprio lì dove le avevamo detto di stare lontano. E non lo penso solo perché con le parole ci vivo ma perché ho constatato di quanto potere queste immagini hanno. Quando in un periodo, un po’ come questo, di forte riflessione sul senso della vita, o meglio della mia vita, mi trovo a ripetere sempre le stesse parole, sempre gli stessi pensieri, gli sto dando forma. Concretamente nascono e appaiono nella mia vita fatti e episodi che mi fanno domandare a cosa stessi pensando con tale intensità da averlo attratto a me.

Quali emozioni, belle o brutte, – poi questo di definire le emozioni è un fatto puramente teorico, perché credo sia molto difficile capirle nella loro essenza, visto che nascono da persone, come noi, che sanno ben poco di se stesse e si spaventano soltanto perché hanno sentito il cuore pulsargli in petto, figuriamoci quando a vibrare è il potere di una parola. Così se continuo a ripetere di essere malato o di essere infelice, la malattia e l’infelicità davvero bussano alla mia porta. Davvero si fanno vedere. Arrivo a pensare che le parole abbiano più vita della vita stessa. Perché mutano gli stati d’animo, le abitudini i cuori.

Ogni minuto passato a scrivere o ad esprimersi in malo modo crea esattamente questo malore.