Oggi che tutti ci parlano di speranza e di credere in un futuro roseo e pieno di frutti è proprio questa parola che mi suscita una serie di perplessità. Ammetto di non essere un tipo speranzoso, ho spesso gli occhi malinconici e cammino in avanti avendo un piede nel passato. Questo mi obbliga a prendere diversi scossoni nella vita – arrivano periodicamente, come parte di un ciclo vitale -, per questo la parola speranza mi piace poco. Anche il suono mi è ostile: SPE-RAN-ZA. Con tutte quelle consonanti e la zeta sul finale. La lettera zeta è di per se dura, sorda, aspra. A me questa parola non dà il senso di speranza, sembra toglierla.
Incuriosita ho cercato il suo significato etimologico, come al non volermi arrendere a quello che le mie orecchie ascoltavano e il mio cuore trasformava. Speranza nella lingua ebraica deriva dal verbo “qwh” (sperare) il cui rispettivo sostantivo è “tiqwah” (speranza) che vuol dire anche corda. La corda è allora quel legame invisibile che lega una persona a qualcosa o qualcuno. Una corda che non ti lascia solo. Ma la corda può anche spezzarsi, può intrecciarsi in nodi e disfarla è una gran perdita di tempo, quindi? Se la speranza è una corda che ci tiene legati a qualcosa che ci fa stare male, perché non disfarsene?
Allora, come faccio sempre quando la mia mente diventa ricettacolo di domande infinite, mi rivolgo al mio cuore e alla sua percezione. Mi piace la traduzione di speranza come corda; una corda a cui appendermi nei casi più disperati; una corda che non mi imprigioni ma mi liberi.
Indossai una corda e mi liberai. Non ci furono pesi a trattenermi né cuori a supplicarmi amore. La corda mi portava fuori da quel recinto troppo stretto per le mie passeggiate di fantasia. Con mura troppo alte per toccare il cielo. Fu quando dissotterrai la corda che rividi la speranza. Era lì sotto i miei piedi, era sempre stata lì, e ora mi chiamava. Mi diceva di saltare, di andare oltre, di varcare a occhi chiusi quell’ignoto, che sarebbe stato bello scoprire di essere unica.
Buona scrittura a tutti!
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